Associazione Club Alcologici territoriali Dove siamo.Via-del-piave .Nr.5 -Belluno-cap-32100 acatbelluno@gmail.com
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Limana BL 26 Novembre-2022-Rinovato il Consiglio Direttivo Dell"ACAT
Belluno.Molte Iniziative Nel Mese Di Dicembre: Dall'incontro Regionale All'omaggio al Fondatore dei Club Vladimir-Hudolin. Nuovì nomi Per il Consiglio Direttivo dell Acat Belluno. L'associazione che si occupa dei problemi alcol correlati e il gioco d'azzardo secondo l'approccio ecologico sociale, Vladimir Hudolin. Ha nominato alla Presidenza della sezionebellunese. LivanFranco
Il Distretto di Belluno degli Acat, il centro, Alcologico Teritoriali Ha un nuovo presidente: è Livan,Franco da anni impegnato nella lotta alla dipendenza da alcol. 'Acat di Belluno (ogni club è frequentato da una decina di famiglie). «Quella dell'alcolismo - sottolinea Livan,Franco è una piaga contro la quale non si deve calare la guardia. Ma è una piaga dalla quale si può guarire, con il concorso di tutti. Nei nostri club abbiamo rilevato che oltre l'ottanta per cento delle famiglie di quanti si rivolgono a noi riescono a superare il loro problema de"L, alcol.
A.C.A.T fortemente attiva in tutta la provincia si articola in club territoriali,quello di Belluno che comprende 16 sedi: sinistra e destra Piave con Trichiana e Limana:Due sedi a Sedico,sete sedi nel comune di Belluno,tre sedi nel comune di Ponte nelle Alpi.una sede a Puos e Fara D Alpago,Longarone e Zoldo.I gruppi Sono seguiti dalle figure dei Servitori-Insegnanti,operatori e volontari con specifica formazione, in merito l'associazione segnala la carenza di tali figure nel territorio bellunese e auspica che nel prossimo futuro si trovino piu persone disponibili a ricoprire tale ruolo.Nella nostra Provincia il primo Club è stato aperto nel luglio 1982 a Tai di Cadore. A tutt’oggi in Provincia sono attivi 29 Club degli Alcolisti in Trattamento ( 14 nel Bellunese, 6 nell’Agordino e 9 nel Feltrino), che appartengono alla grande famiglia dei Club Alcologici Territoriali italiani (circa 2.400) e mondiali. Attualmente ci sono Club in oltre 30 Nazioni.
Sig.ri Presidenti, Servitori Insegnanti e Famiglie dei Club
Stiamo organizzando in collaborazione con il Dipartimento delle Dipendenze dell’AULSS n. 1 Dolomiti incontro concernente i disagi del “Gioco d’azzardo”. Tale serata si terrà nel mese di febbraio 2023, data ed orari da stabilire, a tale scopo siamo a chiedervi di comunicarlo al Club e ove possibile indicarci il numero dei familiari intenzionati a parteciparvi, al fine di predisporre una sala adeguata all’evento. Nei giorni 12-14 maggio 2023: il 31° Congresso di Spiritualità Antropologica ed Ecologia Sociale ad Assisi che avrà come tema “Etica della responsabilità e della condivisione”. Data la complessità nell’organizzazione sarebbe auspicabile iniziare a parlarne al Club e sentire se qualcuno è intenzionato a partecipare. Con l’occasione porgo cordiali saluti. Il Presidente ACAT BELLUNO Franco Livan
IL Direttivo .A.C.A.T. Belluno
Con la presente si comunica che l'Alcologia di Auronzo di Cadore (Centro di Riabilitazione Estensiva-DH Alcologia) ha ripreso l'attività. Consapevoli dell'importanza che questo Servizio ha avuto per quarant'anni nel contrasto alle problematiche alcol-correlate su tutto il territorio nazionale, siamo lieti di riavviare l'attività per consentire alle persone e alle famiglie con problemi alcol correlati la possibilità di intraprendere un percorso di cambiamento. Ribadiamo che la metodologia utilizzata si fonda sull'approccio Ecologico-Sociale del Prof. Hudolin e che alla base ci sono l'approccio sistemico familiare, il coinvolgimento della Comunità Locale e l'inserimento delle famiglie nei Club Alcologici territoriali. Questo è stato possibile anche grazie alla collaborazione tra la AULSS 1 Dolomiti e la Clinica Medica 1 Ospedaliera dell'Azienda Ospedaliera dell'Università di Padova.
Siamo quindi a disposizione delle Strutture Ospedaliere, dei Ser.D, dei Servizi Territoriali, dei MMG, delle Associazioni Locali regionali e Nazionali dei Club Alcologici Territoriali e di quanti riterranno utile e opportuno fare riferimento alla nostra Struttura.
Si invia in allegato il programma con le modalità di accesso, le indicazioni dettagliate per il ricovero e gli impegni per i familiari.
Per informazioni e richieste di ricovero, chiamare il seguente numero:
0:10 / La Persona prima della Dipendenza con Gionatah Di Maio - Funzione e importanza degli A.C.A.T. pt 1
Ieri abbiamo concluso la serata di Presentazione del Libro di Nicola Pilat La Mia Rinascita IL. Direttivo A.C.A.T. Belluno In Collaborazione con le altre A.C.A.T. Provinciali Ringrazia a tutti partecipanti che son venuti ad ascoltare la storia Di Nicola ed la ,Giornalista Rosanna Santolini che e stata bravissima con gli interventi Grazie a tutti.
Amalia Manzan: «Riconoscere le dipendenze e chiedere aiuto con fiducia»
E’ stato presentato nei giorni scorsi a Limana, su iniziativa di Acat Belluno, l’Associazione Club Alcologici Territoriali, il libro “Felice di averti incontrato”, teso a descrivere la realtà di queste associazioni e l’aiuto dato alle persone per uscire dal tunnel delle dipendenze.
Dal Corriere delle Alpi del 2 Giugno
La storia del reparto alcologia di Auronzo, chiuso per mancanza di personale medico
La storia del reparto alcologia di Auronzo, chiuso per mancanza di personale medico In paese li chiamavano “gli azzurri”, perché si diceva fossero “in ritiro pre-campionato” come la Nazionale. Venivano da ogni parte d’Italia e alcuni di loro non avevano mai visto la neve. Dal 1983 fino alla chiusura del Reparto Alcologia di Auronzo di Cadore, durante la pandemia, gli ospiti sono stati almeno diecimila. L’intervista al dottor Alfio De Sandre Per loro, l’ultimo piano dell’ospedale cadorino rappresentava il punto di partenza, dove intraprendere un sentiero di responsabilizzazione capace di salvar loro la vita, in tutti i sensi. Assieme a chi soffriva di questa dipendenza c’erano anche le famiglie, che per il tempo necessario pazientavano soggiornando in paese e facendo parte della vita della comunità. È stata un’esperienza profonda quella dello staff che vi ha lavorato, talmente profonda che la chiusura del reparto – dovuta alla mancanza di personale sanitario – traccia i margini di una ferita non solo a livello locale, ma anche per tutte le realtà associazionistiche che si occupano di questo problema. A visitare il reparto – che nel tempo si è distinto per i risultati – erano state anche delle realtà internazionali, dalla Norvegia e dal Cile, per poi replicare il modello nei loro paesi. Il dottor Alfio De Sandre, che è stato il primario del reparto per decenni, racconta ai nostri microfoni la storia di questo reparto, con nostalgia per tutto ciò che è stata la sua esperienza umana e professionale. Lo intervistiamo nel corridoio del reparto, che è stato di recente ristrutturato e brilla di desolazione. Dottore, com’è nato questo reparto? Questo reparto è nato nel 1983 qui ad Auronzo, su iniziativa del dottor Mongillo, un personaggio che definirei leggendario nella storia della sanità cadorina. Decise di aprire un’area del reparto di medicina chiamandolo sezione di alcologia. Già a quel tempo molte migliaia di persone e famiglie provenienti da ogni parte d’Italia hanno avuto modo di conoscere questa struttura e la possibilità di modificare il proprio stile di vita, affrontando i problemi alcol-correlati: reparti come questo erano (e sono ancora) più rari delle mosche bianche. Nel giro di qualche anno questo reparto è diventato un riferimento regionale e nazionale, poi definito anche – non da me – come un’eccellenza. La creazione di questo dipartimento ha significato formare nel giro di pochi anni un’equipe espressamente dedicata, con una formazione specifica che consentisse di acquisire un’abilità e un’umanità, direi, nell’accogliere le persone al reparto. Era importante che l’equipe fosse multiprofessionale: medici, infermieri, psicologi, educatori. “Umanità” in che senso? Beh, i pazienti non venivano qui cantando le lodi del signore. Era necessario convincerle che questo fosse il percorso più giusto per loro e che qui potevano sentirsi accettati, al sicuro dai giudizi. Le problematiche non riguardavano soltanto il soggetto alcol-problematico ma anche la sua famiglia: chi aveva questo problema si portava appresso anche un certo stigma, estremamente negativo, capace di emarginarlo dalla società. Qui un po’ alla volta si è imparato che la strada giusta era quella di dare consapevolezza: di invitare a mettere mano alla propria esistenza, al proprio modo di vivere. La parola chiave di questi decenni di lavoro è stata infatti “cambiamento”. E i risultati del reparto quali erano? Nella stragrande maggioranza dei percorsi era un successo. Bisogna considerare che non per tutte le persone con un problema alcol-correlato è necessario un ricovero, ma per il 10-15% è assolutamente necessario. Il ricovero significava fare un passo importante verso la consapevolezza della propria situazione e della necessità non rinviabile di raddrizzare la propria esistenza. Come descriverebbe questa dipendenza, rispetto alle altre? Nei miei 69 anni di vita, una quarantina dei quali di attività medica, posso assicurarle che non ho mai conosciuto nulla di più democratico e trasversale: le condizioni, le risposte, le situazioni dei vari contesti possono variare, ma l’alcol può colpire tutti, a qualsiasi età, in qualsiasi condizione sociale. Inoltre, bisogna considerare che l’abuso di alcol è un problema complesso: non sempre, ma quasi, influisce anche in problemi sanitari. Potrei citarle decine e decine di malattie dove l’alcol è protagonista. Dottore, cosa ha portato poi alla chiusura del reparto? Il reparto andava naturalmente molto bene, avevamo addirittura qualche ricambio di personale e il reparto era stato ben ammodernato, quando improvvisamente è arrivato il Covid: questa struttura è stata riconvertita e chiaramente tutto ciò che era all’interno ha dovuto chiudere temporaneamente. Abbiamo quindi dovuto annullare le decine di prenotazioni che si erano formalizzate e chiuso in attesa che la situazione si risolvesse. Ma poi il reparto di alcologia non ha mai più riaperto, vero? Esatto, poi è subentrato un altro aspetto drammatico: la difficoltà di reperire personale. Personalmente sono andato in pensione il 1° febbraio 2021, ma chiaramente ho accettato senza remore la richiesta di fermarmi a lavorare: purtroppo il problema non riguardava soltanto la mancanza di un sostituto, ma la mancata reperibilità a 360 gradi di personale medico in generale. L’amministrazione comunale di Auronzo di Cadore, sia quella attuale sia quella precedente, ha provato con grande impegno a bandire dei concorsi, che tuttavia sono tutti andati deserti. Abbiamo anche valutato l’idea di spostarci altrove, sempre nell’ambito dell’Ulss1, ma non è stato possibile perché l’impedimento dovuto alla mancata reperibilità di personale medico è un problema diffuso ovunque. Solo il servizio ambulatoriale per tutte le dipendenze, quindi anche per l’alcol, è rimasto aperto. Lei ha dato molto a questa struttura, cosa le ha dato il reparto in cambio? Parlo a nome mio, ma credo anche dei miei collaboratori, quando dico che abbiamo vissuto con enorme tristezza questa situazione. Ci siamo trovati privati di qualche cosa su cui abbiamo investito e alla quale abbiamo creduto intensamente. I riscontri, i risultati, ci hanno sempre dato ragione. Abbiamo ricevuto dai pazienti specialmente un’energia a livello umano, una grande speranza, che ci pare un peccato non poter più ricambiare: dare alle famiglie la possibilità di affrontare questi problemi non più a capo chino, ma alla luce del sole. Mi dispiace molto anche per le collaborazioni che avevamo con i territori, con i medici, con le altre strutture, con i club, con le amministrazioni. Credo che il Veneto abbia bisogno di un’esperienza di questo tipo. E a dirla tutta credo che ne abbia ancora bisogno: i problemi non sono diminuiti. Anzi. Le situazioni di questi ultimi tre anni hanno comportato un aumento delle problematiche, non un congelamento né un azzeramento. Noi siamo fermi, ma l’alcol lavora. E non si stanca mai.
ARCAT VENETO onlus Struttura Comunale "Il Cubo" Via Tre Forni, 16 31040 Trevignano TV fax 0423 677168 [email protected]
ORARIO: martedì, giovedì e venerdì dalle 9.00 alle 12.00
17/09/2022 - LONGARONE - Il problema dell'alcool.Se ne è parlato oggi in Fiera a Longarone.
| | Il problema dell'alcool.Se ne è parlato oggi in Fiera a Longarone.Terzo congresso regionale di Arcat Veneto, Associazione regionale dei club alcologici territoriali, per affrontare i problemi delle dipendenze: principalmente quelle dall'alcool, ma anche le ludopatie.Strategia di approccio diversa da quella, per esempio, degli alcoolisti anonimi, per Arcat l'alcoolismo non è una malattia, ma un disagio, un problema, che va affrontato partendo dalla famiglia, perchè è tutta la famiglia a patirne le conseguenze.La pandemia ha peggiorato la situazione: per quantità consumate, numero di consumatori, ed età degli stessi che si è purtroppo abbassata,Per chi stesse cercando aiuto basta scrivere Arcat su google, individuare il Club più vicino e contattarlo. Dall'altra parte ci sarà chi sta solo aspettando di potersi rendere utile. - IntervistatiALESSANDRO TONIOLO(PRESIDENTE ARCAT VENETO
ELENCO DEI CLUB ;A .C . A .T. BELLUNO: AGGIORNATO AL 16/01/ 2025
INSIEME PER LA PACE... IN Ucraina "La salute non può essere protetta e promossa se non c’è Pace. Bisogna sottolineare la necessità di lavorare per la pace, la pace interiore dell’uomo, la pace nel cuore che poi si trasmetterà a livello famigliare, comunitario, nazionale e planetario. Per partecipare a questo processo di pace oggi e nel terzo millennio sarebbe bene introdurre regolarmente nei programmi dei futuri convegni e congressi una discussione sulla pace. Tutti noi non lavoriamo solamente per l’astinenza, ma per la famiglia, per la sobrietà, per una vita migliore, per una crescita e maturazione e infine per la pace. La pace non può essere conquistata se prima di tutto non siamo in grado di averla dentro di noi..." Vladimir Hudolin